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INSERTO 19 : CIttà del mondo - BUENOS AIRES
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From: MSN NicknameCreativa®  (Original Message)Sent: 1/17/2003 10:14 AM
BUENOS   AIRES


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From: MSN NicknameGrillo¤ParlanteSent: 1/18/2003 3:22 PM
 
http://utenti.lycos.it/showa_base74/patagonia/argentina.htm
BUENOS AIRES

24/11/2001    25/11/2001    Informazioni

L'unica nota positiva del viaggio da Madrid a Buenos Aires sono state le ore di sonno di cui - stranamente - ho goduto. Infatti dal momento dell'atterraggio a quello dell'incontro con Patrizia - la mia guida per il tour della città - è stato un susseguirsi di luoghi comuni sul Sudamerica tragicamente confermati. Sono partito col recupero del bagaglio, avvenuto dopo una spasmodica attesa di un'oretta, nella quale non facevo che pensare "Stavolta è successo: hanno perso la valigia". Si passa poi alla fila DEMENZIALE per raggiungere il controllo passaporti, dove un'impiegata svogliatissima ha dato un'occhiata di 2 millisecondi al mio modulo d'ingresso e poi m'ha fatto segno di passare oltre. Nel frattempo leggevo, con una certa curiosità, i giganteschi cartelli che invitavano i turisti a non salire sui taxi "paralleli", pena una fregatura pazzesca, se non peggio. Ho avuto la conferma del fenomeno non appena fatto un mezzo passo nella hall degli arrivi, dove sono stato prontamente abbordato da un losco individuo.

Grazie al cielo ho individuato Patrizia (che come tutte le altre guide, si dimostrerà straordinaria) e l'autista, che mi hanno condotto all'auto. Per la cronaca, un'Alfa 164 che si è messa in moto dopo una decina di tentativi: benvenuto in Argentina!


A parte questo incipit semi-serio - ma rigorosamente vero -, il primo impatto con l'Argentina è stato "fresco", in quanto c'erano state robuste precipitazioni nei giorni passati che avevano lasciato il cielo terso ma anche un vento vivace. Patrizia ha approfittato del viaggio verso l'hotel dandomi alcune preziose informazioni sulla città, i quartieri che è bene evitare e quelli no, i percorsi turistici, il discorso del peso/dollaro (no, non era ancora scoppiato il casino). Dopo avermi lasciato una pausa di un'ora e mezza per rinfrescarmi un po', Patrizia mi ha accompagnato nel giro della città.

A tale proposito, le foto della prima fila si riferiscono proprio a questo tour completo ma forse un poco troppo veloce (come sempre l'ordine è da sinistra verso destra):
- la Piazza 25 de Mayo, tristemente famosa per fare da palcoscenico alle manifestazioni delle madri dei desaparecidos che rivendicavano (e rivendicano tutt'ora) di sapere la sorte dei loro cari scomparsi durante la "Guerra sucia" degli anni 70/80
- una serie di 3 foto relative al quartiere della Boca, molto caratteristico e bello. Da vedere di giorno, perchè di sera è meglio non passeggiarci in quanto da l'idea di essere una zona abbastanza malfamata
- Avenida Florida, a letteralmente 2 passi dal mio albergo, e in pratica un enorme concentrato di qualsiasi genere di negozio immaginabile. Anche se l'ambiente sociale è molto più "tranquillo" della Boca, non bisogna comunque passeggiare senza dare un'occhiata alla propria borsa: non si sa mai



Questa seconda fila di foto si riferisce invece al mio peregrinare fai-da-te per le vie della capitale. Patrizia mi ha riportato all'hotel (un quattro stelle molto accogliente, l'NH Florida), consigliandomi anche su possibili itinerari da seguire. Dopo averla malinconicamente salutata (non l'avrei più rivista ma solo sentita telefonicamente), mi sono incamminato, lasciando il cappellino della Guinness in camera: si è rivelata una scelta poco saggia perchè a sera avrei avuto la faccia arrossata dal sole:
- la Casa Rosada, il palazzo presidenziale: più caratteristica di così?!
- una vista insolita della suddetta Casa: il governo argentino ha finito i soldi appena all'inizio dei lavori di ritinteggiatura, facendoci l'ennesima figura di m....
- eccovi in terza posizione l'obelisco situato in posizione strategica lungo la Av. 9 de Julio, che potete vedere in tutta la sua vastità più a destra
- ed eccola la "piccola" Avenida 9 de Julio. La foto non rende l'idea, ma vi assicuro che la strada è LARGA.
- una tipica e gradevole commistione di edifici nuovi e vecchi. Sotto questo aspetto Buenos Aires, secondo me, è fantastica



Adesso che faccio mente locale, quel pomeriggio devo aver girato come una trottola, scattando milioni di foto, perché le prime quattro di questa terza fila si riferiscono anch'esse al fai-da-te. Probabilmente la straordinaria luce che c'era mi portava a fare gli "straordinari":
- ad un tiro di schioppo dalla Plaza de Mayo c'è la zona delle Diques del porto, recentemente ristrutturata. Gli enormi casermoni rossi che fungevano da deposito delle merci sono stati riconvertiti in una elegante e piacevole zona per passeggiare e spendere soldi! Anche solo per mangiare avrete l'imbarazzo della scelta. La prima foto, in ogni caso, ritrae la nave scuola della Marina Militare che, dopo il suo ultimo viaggio (una crociera attorno al mondo), è ritornata in patria per essere trasformata in museo galleggiante
- siamo di nuovo nella zona della Av. 9 de Julio, dove sorge il magnifico Teatro Colòn
- a pochi metri dal mio albergo c'è un classico luogo di ritrovo per i porteños (gli abitanti di B. Aires): Plaza Libertador General San Martín. Nelle belle giornate non è difficile vedere molti cittadini godersi placidamente il sole distesi sui prati (sebbene ci siano espressi divieti). La torre che vedete sullo sfondo è la Torres de Los Ingleses, ovvero una copia del Big Bang: se notate l'ironia della cosa, in fondo al prato, dove c'è la bandiera nazionale, c'è un monumento ai caduti argentini nella Guerra delle Falkland
- questi alberi dai fiori viola provengono nientemeno che dall'Australia



L'ultima foto della terza fila e le prime due della quarta vi mostrano alcuni scorci della Feria di San Telmo (cioè il mercatino delle pulci). Oltre a questa caratteristica, il quartiere di distingue anche per la presenza dei conventillos, ovvero baracconi originariamente costruiti come residenze unifamiliari per l'élite della capitale. E' stata la prima tappa di domenica 25/11: da programma l'avrei avuta completamente a disposizione ma prima di partire, tramite l'agenzia, ho prenotato una serie di visite che mi avrebbero tenuto occupato fino alla sera.

Dopo aver tranquillamente gironzolato per il mercatino (una costante del viaggio sarebbe stata la rilassatezza - ma mai eccessiva - nel vedere i luoghi: altro che Giappone), e dopo aver cambiato guida, ho attraversato gli sterminati sobborghi di Buenos Aires (chiamati Grande Buenos Aires: contano circa 9 milioni di abitanti, contro i 3 della capitale "vera e propria") per... mangiare! Altro non era che la tappa di avvicinamento alla seconda metà della giornata ma è stata comunque un'ottima occasione per fare quattro chiacchere con i miei compagni di viaggio (specie con una simpaticissima ragazza di Chicago).

Per raggiungere il Delta del Paranà (il fiume che bagna la capitale) abbiamo preso un trenino turistico molto comodo e simpatico. Tra l'altro, abbiamo fatto sosta in alcune fermate per godere anche de ho attraversato gli sterminati sobborghi di Buenos Aires (chiamati Gran Buenos Aires: contano circa 9 milioni di abitanti, contro i 3 della capitale "vera e propria"). Verso il primo pomeriggio siamo scesi all'ultima stazione e dopo un breve tragitto in minibus ci siamo imbarcati per una soleggiata quanto "umida" crociera lungo i canali. Non mancate di dare un'occhiata al pacchianissimo parco di divertimenti attiguo all'imbarcadero: un pugno in un occhio!

Sono diverse le cose che mi sono venute in mente di primo acchitto: vedere le case sorgere su quelle isolette faceva sembrare di essere in mezzo ad una Venezia tropicale! Anche il colore dell'acqua (di un malsano marrone, dovuto però ai sedimenti limacciosi del fondo trascinati dalla corrente) rafforzava l'impressione!! Poi notavo lo stile dei guidatori delle imbarcazioni e ritornavo come per incanto in Argentina... maniaci della velocità. Non parliamo dei sorpassi e controsorpassi sia a destra che a sinistra delle barche (vedere la 4° foto).

Per quanto la sistemazione possa non essere convenzionale, gli abitanti di questo sobborgo dispongono delle stesse strutture di una qualsiasi città (ospedale, scuola, supermarket). Certo, il pulmino della scuola è una barca, ma sono solo dettagli! Non c'è neppure bisogno di fare complicate manovre per parcheggiare la macchina: basta tirarla in secco (3° foto). Poi notavo lo stile dei guidatori delle imbarcazioni e ritornavo come per incanto in Argentina... maniaci della velocità. Non parliamo dei sorpassi e controsorpassi sia a destra che a sinistra delle barche (vedere la 4° foto).

Un paragrafo a parte merita sicuramente l'ultima foto: avete mai visto una casa letteralmente sotto-vetro?? Io no e a stento non mi sono messo a ridere come un matto! Ho poi scoperto che è stata l'abitazione del fondatore del sistema di scuole pubblico argentino e che gli abitanti di questa nazione ci tengono talmente da proteggerla dagli eventi atmosferici in questo modo. Pfiuuuu, ho evitato una bella figuraccia.



Tutte le cose belle finiscono sempre troppo in fretta e quella giornata non ha fatto eccezione. Durante il ritorno in minibus attraverso Gran Buenos Aires ho potuto conoscere 2 caratteristiche peculiari delle autopistas argentine: la corsia di emergenza è posta a sinistra (per quanto possa apparire improbabile) ed essa viane normalmente utilizzata come corsia di sorpasso in presenza di code (come quel pomeriggio). C'era un mega-iper-raduno religioso in uno stadio della periferia che aveva portato migliaia di fedeli a muoversi con qualunque mezzo a disposizione.


informazioniCaotica, decadente, moderna, pericolosa, verde.... beh, Buenos Aires è di tutto un po'. La capitale federale, non appena smontate dall'aereo, si fa notare per i viali LARGHI! Più che altro, sembrano delle piazze sterminatamente lunghe, riempite da auto che vi sfrecciano a destra e a manca. Se posso aver un po' esagerato nel descrivere il traffico porteño, adesso è il momento di essere seri: fate bene attenzione quando attraversate la strada. E quando ci camminate: i marciapiedi molto sconnessi sono onnipresenti e se piove è ancora più facile cadere e farsi male.

Questo ci porta al discorso dei mezzi di trasporto pubblici: potete scegliere tra metropolitana, autobus e taxi. La prima l'ho accuratamente evitata per il pregiudizio che mi portava a considerarla sporca, pericolosa e inaffidabile (facevo inevitabilmente il confronto con quella di Tokyo). Leggo invece sulla guida Lonely Planet che la società che la gestisce ha fatto molto per migliorare la pulizia e la sicurezza. Sia come sia, la subte copre solo un'area relativamente ridotta di una città che si è espansa molto più in fretta delle sue sue linee di comunicazione. I gettoni costavano mezzo peso (prezzo pre-incasinamento) e, come ho detto per Tokyo, è necessario stabilire verso quale banchina andare PRIMA di passare le barriere girevoli: se ci si accorge di avere sbagliato bisogna uscire e pagare un'altra volta. Le linee sono 5, marcate dalla lettera A alla E.



Anche gli autobus hanno sofferto dei miei pregiudizi per i mezzi di trasporto sudamericani, in parte confermati dallo stato della loro carrozzeria esterna... per quanto non molto attraenti, sono una presenza costante del traffico, coprendo virtualmente ogni angolo di B. Aires. Come in Italia occorre controllare con attenzione il parabrezza anteriore per vedere la destinazione. La maggior parte dei mezzi è dotata di biglietterie automatiche in grado di dare anche il resto (ma accettano solo monetine). Ci sono numerose guide a disposizione del turista, in vendita presso le edicole, ma chiedere agli altri passeggeri o passanti non è un problema.



Veniamo alla spinosa questione dei taxi, su cui Patrizia mi illuminò appena arrivato. Da molti anni è presente il fenomeno della mafia dei taxi, oltre alla piaga dei taxi semi-ufficiali. Per distinguere quelli "veri" da quelli "paralleli" bisogna controllare se nelle fiancate ci sono 2 gruppi di numeri di identificazione: se ce n'è solo uno, statevene alla larga. Se dovete usarli per forza, il consiglio che tutti danno è di farvelo chiamare dall'albergo o, ad esempio, dal ristorante dove vi trovate in quel momento.



Cosa fare o vedere a Buenos Aires? Questa domanda richiederebbe una risposta chilometrica: è come chiedere che cosa puoi fare a Roma. Tutto dipende dalla zona dove alloggerete e dal tempo che avrete: nella hall dell'albergo troverete sicuramente una mappa della zona, senza contare i preziosi suggerimenti della vostra guida (sempre se l'avrete!). Ci sono è vero dei punti "obbligati", tipo Plaza de Mayo, il quartiere della Recoleta, il bellissimo Palermo (che a dispetto del nome, è il quartiere più "in" che ci sia), la Boca con la zona pedonale del Caminito... le cose da fare sono semplicemente troppe. Basta però passeggiare in una "normale" via del centro per assaporare comunque l'atmosfera di questa città. In ogni caso, posso consigliare a tutti voi i posti che ho descritto in questa pagina, specie l'escursione al delta del fiume.



L'aeroporto che userete per i voli interni (Aeroparque Jorge Newbery) dista pochissimo dal centro, grazie al cielo, e ha interni molto belli e curati. Quando arriverete in Argentina o quando, ahivoi, ne partirete, utilizzerete invece l'Ezeiza che dista abbastanza kilometri dalla città. Durante il mio trasferimento per ritornare in Italia ho avuto ampio modo, purtroppo, di rendermi conto di come ai lati della strada ci siano le favelas. Già, quelle che di solito vediamo solo attraverso gli schermi televisivi le avevo a qualche centinaio di metri. E ho paura che, grazie al collasso dell'economia, saranno destinate ad ingrandirsi.

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From: MSN Nickname¤Ċąгlø¤Sent: 1/18/2003 4:38 PM
http://www.argentinaonline.it/tre/circuito1.asp
 
Itinerari suggeriti

Circuito N°1: Tradizionale

1° Giorno:
Arrivo all'Aeroporto Internazionale di Ezeiza. Trasferimento a Buenos Aires in albergo e sistemazione. Nel pomeriggio giro per la città per conoscere i punti più importanti: La Boca, San Telmo, Plaza de Mayo, Florida, Avenida 9 de Julio, Teatro Colòn, Recoleta.

2° Giorno:
Visita dei quartieri, con i loro parchi, “Palermo” e “Belgrano”. Tempo libero per shopping. Cena in un ristorante della “costanera”.

3° Giorno:
Escursione di tutta la giornata al Tigre e il delta del Paranà con il “Tren de la Costa”. Cena in una “tangheria” con piatti tipici argentini e show.

4°Giorno:
Escursione di tutta una giornata ad una estancia (Fiesta gaucha).


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From: MSN Nickname¤Ċąгlø¤Sent: 4/7/2003 9:22 AM

Buenos Aires

http://www.lastampa.it/_web/_rubriche/viaggi/archivio2/homeBuenosAires.stm
"Tu che ne sai di Buenos Aires?", chiede il vecchio zio d'America a Pepe Carvalho, detective alter Ego di Manuel Vasquez Montalban. "Tango, desaparecidos, Maradona", risponde secco Pepe.
E' quanto basta per un giusto approccio alla capitale d'Argentina, quella che André Malraux ha definito "capitale di un impero che non è mai esistito". Poi, una volta sul campo (Quintetto di Buenos Aires, Feltrinelli), Pepe avrà il suo daffare per scoprire che fine ha fatto suo cugino, volontariamente eclissatosi dopo essere sopravvissuto alla dittatura militare, cosa che invece non è riuscita a sua moglie e sua figlia.


E quella triade, tango-desaparecidos-Maradona, sarà inevitabilmente la costante traccia, la colonna sonora e il background. E' nei caffè di Buenos Aires, grandi spazi tappezzati di legno e imparquettati ad esaltare la generosità delle foreste argentine, che si prendono i contatti, si conversa, si studiano gli interlocutori, con Gardel e Astor Piazzolla nelle orecchie e, talvolta, negli occhi le immagini di ballerini furtivi, che nel pomeriggio (dalle tre alle sei) si allacciano a corpi sconosciuti. Contatti muscolari e abbandono di sensi effimero, senza alcun seguito, perché la trasgressione, nel tango, è il tango stesso ed è tanto più trasgressivo quanto più è clandestino.

E poi, dopo la penombra dei locali, i colori vivaci delle case della Boca, il centro popolare attorno a cui si snodano i quartieri poveri del Sud di Buenos Aires. Il tango è cresciuto partendo dalle periferie, come il calcio, "rubato" agli inglesi che qui l'hanno importato. Riachuelo, Palermo, Barracas, quartieri nei quali, come scrive Montalban in un altro libro (Calcio, Frassinelli), "si vedono migliaia di ragazzini come Maradona, i cebollitas (cipolline), piccoletti, tarchiati, forti, muscolosi, con una fitta capigliatura nera e un look da quarto mondo inserito nel primo, radicalmente opposto a quelli del Nord della città". E' in questi quartieri che più si è alimentato il mito di Evita Peron, mito popolare talmente grande che per dargli un corpo al cinema ci è voluto quello di Madonna.

Un'immagine talmente ingombrante, quella di Evita, che il suo corpo fu trafugato nel '55 da una squadra di militari dal cimitero di Recoleta dove riposava. Desaparecida ante litteram, da morta. Curiosamente restituita nel '72, quando stava per iniziare la lunga notte dei desaparecidos da vivi. Borges, il cui spirito aleggia ovunque a Buenos Aires, diceva che in Europa tutti vivono uno di fianco all'altro, mentre in Argentina tutte le diverse razze europee vivono rimescolate. Dunque, concludeva, è l'Argentina la vera Europa. Ma i necessari buoni rapporti politico-commerciali con l'Europa non dissuase i generali argentini dalla loro strategia repressiva che colpiva una popolazione così rimescolata.. Organizzarono un Campionato Mondiale di calcio, invece, nel '78, per accendere su di sé riflettori che abbagliassero il lato oscuro. Dieci paesi europei vi parteciparono. "Finalmente il mondo può vedere l'immagine vera dell'Argentina", dichiarò davanti alle telecamere il presidente della FIFA durante l'inaugurazione allo stadio Monumental di Buenos Aires".

Intanto, scrive Eduardo Galeano (Splendori e miserie del gioco del calcio, Frassinelli), "a pochi passi da lì era in pieno funzionamento la Auschwitz argentina, il centro di tortura e di sterminio della Scuola di Meccanica dell'Esercito. E, alcuni chilometri più in là, gli aerei lanciavano i prigionieri vivi in fondo al mare". In plaza de Mayo, cuore della città, ancora oggi, tutti i giovedì, le madri dei desaparecidos marciano attorno al monumento dedicato ai loro figli scomparsi. E' un'altra di quelle immagini di Buenos Aires che giustificano le parole di Eduardo Mallea: "Quella città - sciveva in La città accanto al fiume - non offrtiva destini molli. Quella città lasciava il suo segno".
21 giugno 2001

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